La ballano nei locali fighetti dei centro quarantenni che combattono la paura di invecchiare dandosi al burlesque, la mettono negli aperitivi dei locali moderatamente alternativi, facendola ballare a ventenni che si creano un passato più sorridente, a misura dei loro corpi ancora tonici.
La puoi ascoltare perfino in un centro sociale dove andavi dieci anni fa, ballata da uomini barbuti con i capelli rasta, metallari con i capelli lunghi e lisci, crestosi residui punk.
Arriva la bomba, io sono bugiardo, con tutte le ragazze sono tremendo, Caterina Caselli e gruppi italiani di cui nessuno si ricorda il nome.
Poi si scivola verso il demenziale: le sigle dei cartoni animati che non guardavo e che il mio corpo si rifiuta di assecondare, invece i Ricchi e Poveri li ballo, ne ho il diritto perchè non ho mai avuto la presunzione di cambiare il mondo.
A un certo punto parte Maledetta Primavera e tutti cantano a squarciagola, mi ha sempre stupito la forza del ritornello, l’ho vista cantare con lo stesso entusiasmo in matrimoni incravattati e destrosi.
Il centro sociale è cambiato: è pieno di bambini, sono figli dei contestatori, si smarriscono come già fecero i loro genitori alla Standa o all’Upim, dal palco arriva puntuale la comunicazione di servizio.
Sono tutti smarriti e confusi, rimasti all’epoca del twist, un dj invecchiato male se la prende con il Papa esagerando.
Non capirò mai la bestemmia, io mi sono liberato del cattolicesimo.
Chi bestemmia è un credente apostolico romano, maledice i santi perchè sotto sotto ci crede ancora, distingue santo e peccatore con categorie banali.
Un po’ come quelli che contestano la nomina a beato di Giovanni Paolo II adducendo prove e dichiarandosi nel contempo atei, un controsenso logico evidente.
Come se la beatificazione potesse avere un senso qualsiasi per un non cattolico.
A me sembra una operazione di marketing gigantesca, a cui fanno fatica a credere perfino loro.
Per diventare santo devi aver fatto dei miracoli tangibili, altrimenti sei solo un uomo, come se non fosse già abbastanza esserlo.
Bisogna avere dei superpoteri, come i personaggi dei cartoni, di cui sono tutti così stupidamente nostalgici.
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