Quando lavoravo al tg una volta è arrivato un tizio a presentare un libro che stava facendo parlare di sé.
Si chiamava Perotti, il libro si intitolava Adesso basta, quando diceva adesso basta intendeva dire basta lavorare, o lavora in modo diverso.
Mi dovrebbe essere stato simpatico visto che sono contro l’elogio del lavoro a ogni costo, contro ogni morale ed etica basata sulla fatica, sull’impegno costante per ottenere dei risultati ma non fu così, la coerenza non è sempre una virtù.
Si presentò in redazione vestito casual elegante, quarant'anni, barbetta, si guardava continuamente le scarpe e sorrideva in giro con aria di superiorità.
E' il solito tipo che faceva il dirigente e infatti orgogliosamente ricorda nelle sue quarte di copertina il suo lavoro figo, era arrivato al vertice e aveva mollato tutto, gratifiche economiche e psicologiche, per iniziare a fare lo skipper, era ancora fiero del suo passato e d’altronde il suo passato lo marchia a vita, non ha scampo.
Il suo ego lo accerchia da tutti i lati.
Se lavori anni in una azienda multinazionale e riesci a salire tutti gli scalini fino ad arrivare su qualche cima e guadagnare stipendi, ottenere viaggi in business e sorbirti i complimenti dei tuoi capi senza vergognarti, sei finito in partenza.
Iscriverti a una setta buddista, scappare da qualche parte, andare a circumnavigare il mondo come un Vasco de Gama in fibra di carbonio, non ti può più salvare.
È finito il tempo della conversione, dei San Paolo sulla strada di Damasco, dei cambiamenti di vita, se in questo sistema sei pasciuto fino alla marcescenza non puoi più tornare indietro.
Malgrado i tuoi orribili gilet da vela, resterai sempre il dirigente e arrampicatore sociale che eri, d’altronde in Italia la vela è uno sport per gente di entroterra.
Sei un po’ più asciutto di prima, più atletico certo, hai le lentine al posto degli occhiali da sfigati che portavi prima, quelli ultraleggeri da manager.
Ma la sostanza resta la stessa.
Poi finisce che scrivi un libro, il libro viene pubblicato da una casa editrice importante che crede in te e cavalca l’onda, finisce che hai successo e vieni invitato a parlare della tua filosofia trita e ritrita e il ciclo si chiude.
La tua vita di prima ti assale da ogni parte, ne parli per contrasto ma ne sei invischiato sempre.
Ci sono questi nomadi digitali, ora, sostengono che puoi lavorare dove vuoi, non mettere radici mai, è la loro filosofia di vita, utilizzare le risorse del web per viaggiare lavorando.
Sul loro sito foto di portatili e smartphone su spiagge tropicali, al lato cocktail dall'aria caraibica, è l'aggiornamento 2.0 del vecchio e mai tramontato sogno dell'aprire un chiringuito in Centro America.
Citano Twain, Chatwin, soliti noti riferimenti, ma anche Perotti.
Parlano di libertà, di coraggio, di scelta che contrasta con le regole del consumismo, non ne capisco bene le ragioni, i loro accessori tecnologici e i lavori prospettati da piccolo imprenditore free lance, da consulente informatico, fotografo o giornalista mi sembrano assolutamente organici alla società contemporanea, a tutti i suoi vizi.
Le foto degli esempi di chi ce l’ha fatta sono sorridenti e ritoccate, creano illusioni e frustrazioni, mi fanno ritenere
che in fondo sono degli egoisti, se tutti mettessero la libertà prima di ogni altra cosa non ci sarebbe condivisione, amore, mi sembra che se la vogliano solo spassare.
La loro libertà significa sempre calpestare i sentimenti di qualcuno, di una donna, di un uomo.
Se si innamorano cosa fanno, lasciano la donna o la portano con sé? Vorranno mai avere un figlio o un cane, sono futuri separati, futuri divorziati, futuri ex amanti, lo scrive uno che non ha il minimo rispetto per la famiglia tradizionale.
Pochi riescono a viaggiare ed essere centrati in se stesso, di solito è gente che sarebbe centrata anche se ferma in un posto per trent’anni.
Il viaggio quasi mai cambia le cose, ho conosciuto troppi idioti che hanno percorso il mondo senza essere minimamente maturati.
Un amico mi chiese una volta se non mi annoiassi dopo un po' a viaggiare, non ci impiegai tanto per capire cosa intendesse.
Un amico mi chiese una volta se non mi annoiassi dopo un po' a viaggiare, non ci impiegai tanto per capire cosa intendesse.
Le eccezioni ci sono, ovviamente, ma sono poche ed invece i nomadi digitali incitano tutti ad esplorare le proprie molto presunte capacità, i loro consigli sono quelli tipici dei manuali di auto aiuto che vendono negli autogrill secondo i quali tutti hanno qualità nascoste e possono migliorare la posizione lavorativa.
La triste verità è che molti non hanno queste qualità e anche quando ce l’hanno, troppe volte nessuno le noterà.
La triste verità è che non tutti i lavori possono farti girare e che sarebbe giusto starsene a casa, anzi in alcuni casi sarebbe davvero doveroso.
C’era ad esempio sto idiota del couchsurfing che viaggiava da mesi e all’inizio pensavo che la cosa fosse interessante e invece quando ci parlavi capivi che conosceva solo un po’ di labbra di donne e qualche piatto etnico, per tutto il resto era un bambino viziato in cerca di attenzioni, un idiota completo senza speranze che il viaggio aveva reso ancora più ebete e schiavo delle tentazioni del nuovo, succube dei nuovi posti dove dimenticare la suo vuotezza siderale, i suoi traumi irrisolti, la sua nullità.
C’era ad esempio sto idiota del couchsurfing che viaggiava da mesi e all’inizio pensavo che la cosa fosse interessante e invece quando ci parlavi capivi che conosceva solo un po’ di labbra di donne e qualche piatto etnico, per tutto il resto era un bambino viziato in cerca di attenzioni, un idiota completo senza speranze che il viaggio aveva reso ancora più ebete e schiavo delle tentazioni del nuovo, succube dei nuovi posti dove dimenticare la suo vuotezza siderale, i suoi traumi irrisolti, la sua nullità.