ll suono dei clacson mi ricorda l'82, avevo sei anni, le
piazze non erano pedonali come ora, le auto ci finivano dentro, ci
parcheggiavano, in alcuni film addirittura scendevano le scalinate di trinità
dei monti, non c’era il sacro rispetto dei burocrati.
E’ un suono rassicurante e antico, lontano dai suonini digitali
dei nostri giorni, è bello come quello dei tamburi che si improvvisavano nei
sedili posteriori delle auto, non mi aspetto che lo capisca una come Melissa P.
Lei vive a piazza Vittorio e fa la borghese acquisita merito
libri mediocri, fuma erba e fa gli oroscopi, si innamora dieci volte al giorno,
così sostiene, tiene il rapporto con i suoi migliori lettori aggiornando
continuamente il profilo di Facebook e rispondendo alle loro battute con altre
battute.
Si lamenta dei clacson, è abituata ai suonini digitali del suo I Phone e del suo
computer che usa per correggere precisamente e inutilmente la punteggiatura del
suo ultimo romanzo.
Lei se ne sta lì organizzando cene, preparando ricette mediterranee
ed invitando una ristretta cerchia di amici a provarle.
Snobba l'atleta da cui vorrebbe farsi
penetrare, prende in giro l'abbigliamento medio come facevo io quando avevo
venti anni, è ossessionata dalle calzature maschili come indice di declino.
C’è poco trambusto a Roma stasera,
troppo poco, troppi popopo, troppi ritornelli e e cori forzati, è divertente
vedere un tipo esultare con la bandiera sopra il fascio, beve un terribile
intruglio giallastro, un caldo limoncello rinforzato, si inchina al nero oggi e
nemmeno se ne rendo conto.
Il titolo della gazzetta ha una foto,
sopra Balotelli a petto nudo e sotto è scritto orgoglio italiano.
Quelli di Repubblica fino a dieci
giorni fa attaccavano il declino del calcio italiano e Buffon, ora fanno marcia
indietro per vendere giornali.
Melissa scriverà status sulla
decadenza dei costumi mentre altri diranno è solo calcio, come se il calcio
fosse nulla, alcuni la crisi.
Anche a Pertini nel 1982 chiesero è
giusto festeggiare visto il momento che viviamo.
La crisi c’era anche allora, cambiano
solo le forme in cui si manifesta.
Pertini si arrabbiò e scuotendo la
pipa disse “Perché bisogna sempre pensare al male? Stasera festeggiamo, tutti
hanno diritto di festeggiare ogni tanto no?”
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