sabato 9 aprile 2011

Contro le barzellette

Gino Bramieri era famoso per le sue barzellette, erano il suo cavallo di battaglia.
Comico milanese, aveva un programma senile che si chiamava Gino Bramieri Show e che era una sorta di varietà di serie B, da giorno feriale.
Diceva battute piuttosto caste e le barzellette, almeno che non siano spinte, raramente ti strappano un minimo sorriso.
Era garbato e anticomico, aveva una dentiera scintillante  e finì la sua carriera recitando in una sit-com  perfettamente in armonia con il berlusconismo, si chiamava Nonno Felice.
In realtà a me le barzelette non piacciono proprio, detesto i ibri di barzellette e quelli che hanno sempre una storiella da raccontarti.
Pensavo fossero fuori moda, tipiche dell’eta pre adolesenziale dove diventano una forma di scoperta della sessualità incipiente, con il tempo diventano trite e noiose.
Mi piace la battuta improvvisata, fugace, non la gag precostituita, e la barzelletta con il suo schema usurato è la gag precotta per eccellenza, la salvezza di chi non ha sarcasmo vero e quindi deve rifugiarsi in un archivio preesistente preso a prestito da altri.
Chi è che crea le barzellette? Come si propagano? Me lo sono sempre chiesto.
Per esempio come e quando Berlusconi ha imparato le sue barzellette, le ha lette su manuali di quelli che si trovano sulle bancarelle a due euro oppure le ha racimolate nella sua lunga vita di imprenditore, fra cene d’affari e colazioni di lavoro?
Ultimamente Berlusconi ne sta raccontando varie, e al solito Repubblica non scherza nello stargli dietro, riesce sempre a trovare il lato sbagliato della cosa.
Se Berlusconi fa ridere i suoi sindaci lacchè del Pdl con una barzelletta un po’ pesante, da basso impero Romano, dicono che non sta bene sganasciarsi dalle risate e che tutto suona come poco istituzionale.
Se il giorno dopo Berlusconi cambia registro e racconta una barzelletta sporca depurata, rendendola così incomprensibile (pulire una barzelletta sconcia è operazione praticamente impossibile), il giornale sottolinea il gelo dell’uditorio e dice che Berlusconi non fa più ridere e ha perso la sua proverbiale verve.
Eppure se vedete il video delle ultime barzellette, non è tanto lui che mi inquieta, ma chi gli sta attorno: il consigliere regionale obeso e dagli occhi lucidi, il tipo che si sforza di ridere con la morte nel cuore, il presentatore dalla barbetta luciferina che sembra un incrocio fra un tenore  e un presentatore del Mi-sex (la Fiera del Porno che si tiene a Milano).
Quelli sono gli italiani medi, quelli lì sono uguali al pubblico di Zelig, hanno bisogno sempre di nuove gag e tormentoni.

1 commento:

  1. ...la CONSAPEVOLEZZA dell'italiano medio e' praticamente NULLA !
    ...un uomo Incosapevole e' un UOMO BANALE.....;
    è COLUI CHE sorride per le piu' stupide e volgari battute, colui che si affida al PRIMO uomo che gli sfoggia un sorriso ( finto ) e fa complimenti...., l'uomo inconsapevole si CONFORMA a cio' CHE FA LA
    MAGGIORANZA, A CIO' CHE GLI PROPINA LA TV ..
    a cio' che dice il LEADER.
    L'UOMO BANALE è COLUI soprattutto, che non sa di esserlo
    .............L'UOMO BANALE-INCOSAPEVOLE e' un uomo che ha paura..., PAURA del CAMBIAMENTO....

    ....MA DI TUTTO QUESTO,L'UOMO BANALE NE è INCONSAPEVOLE.

    L'uomo"FURBO",éCONSAPEVOLE della BANALITA'dell' ITALIANO medio e FA IL "PROPRIO GIOCO".

    ..... in sostanza, cio che si vuole affermare in questo discorso è : se vogliamo CERCARE un COLPEVOLE , non bisogna CERCALO negli altri , attraverso la lente del PREGIUDIZIO , se vogliamo CERCARE un COLPEVOLE non CI resta che GUARDARCI allo SPECCHIO.

    L'UOMO MEDIO ITALIANO non è neanche CONSAPEVOLE della SITUAZIONE reale in cui ci TROVIAMO , del punto in cui siamo ARRIVATI........, perchèèèè....???

    perche' PREFERISCE ascoltare BARZELLETTE !!
    perche' ha PAURA !!

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