Gino Bramieri era famoso per le sue barzellette, erano il suo cavallo di battaglia.
Comico milanese, aveva un programma senile che si chiamava Gino Bramieri Show e che era una sorta di varietà di serie B, da giorno feriale.
Diceva battute piuttosto caste e le barzellette, almeno che non siano spinte, raramente ti strappano un minimo sorriso.
Era garbato e anticomico, aveva una dentiera scintillante e finì la sua carriera recitando in una sit-com perfettamente in armonia con il berlusconismo, si chiamava Nonno Felice.
In realtà a me le barzelette non piacciono proprio, detesto i ibri di barzellette e quelli che hanno sempre una storiella da raccontarti.
Pensavo fossero fuori moda, tipiche dell’eta pre adolesenziale dove diventano una forma di scoperta della sessualità incipiente, con il tempo diventano trite e noiose.
Mi piace la battuta improvvisata, fugace, non la gag precostituita, e la barzelletta con il suo schema usurato è la gag precotta per eccellenza, la salvezza di chi non ha sarcasmo vero e quindi deve rifugiarsi in un archivio preesistente preso a prestito da altri.
Chi è che crea le barzellette? Come si propagano? Me lo sono sempre chiesto.
Per esempio come e quando Berlusconi ha imparato le sue barzellette, le ha lette su manuali di quelli che si trovano sulle bancarelle a due euro oppure le ha racimolate nella sua lunga vita di imprenditore, fra cene d’affari e colazioni di lavoro?
Ultimamente Berlusconi ne sta raccontando varie, e al solito Repubblica non scherza nello stargli dietro, riesce sempre a trovare il lato sbagliato della cosa.
Se Berlusconi fa ridere i suoi sindaci lacchè del Pdl con una barzelletta un po’ pesante, da basso impero Romano, dicono che non sta bene sganasciarsi dalle risate e che tutto suona come poco istituzionale.
Se il giorno dopo Berlusconi cambia registro e racconta una barzelletta sporca depurata, rendendola così incomprensibile (pulire una barzelletta sconcia è operazione praticamente impossibile), il giornale sottolinea il gelo dell’uditorio e dice che Berlusconi non fa più ridere e ha perso la sua proverbiale verve.
Eppure se vedete il video delle ultime barzellette, non è tanto lui che mi inquieta, ma chi gli sta attorno: il consigliere regionale obeso e dagli occhi lucidi, il tipo che si sforza di ridere con la morte nel cuore, il presentatore dalla barbetta luciferina che sembra un incrocio fra un tenore e un presentatore del Mi-sex (la Fiera del Porno che si tiene a Milano).
Quelli sono gli italiani medi, quelli lì sono uguali al pubblico di Zelig, hanno bisogno sempre di nuove gag e tormentoni.
...la CONSAPEVOLEZZA dell'italiano medio e' praticamente NULLA !
RispondiElimina...un uomo Incosapevole e' un UOMO BANALE.....;
è COLUI CHE sorride per le piu' stupide e volgari battute, colui che si affida al PRIMO uomo che gli sfoggia un sorriso ( finto ) e fa complimenti...., l'uomo inconsapevole si CONFORMA a cio' CHE FA LA
MAGGIORANZA, A CIO' CHE GLI PROPINA LA TV ..
a cio' che dice il LEADER.
L'UOMO BANALE è COLUI soprattutto, che non sa di esserlo
.............L'UOMO BANALE-INCOSAPEVOLE e' un uomo che ha paura..., PAURA del CAMBIAMENTO....
....MA DI TUTTO QUESTO,L'UOMO BANALE NE è INCONSAPEVOLE.
L'uomo"FURBO",éCONSAPEVOLE della BANALITA'dell' ITALIANO medio e FA IL "PROPRIO GIOCO".
..... in sostanza, cio che si vuole affermare in questo discorso è : se vogliamo CERCARE un COLPEVOLE , non bisogna CERCALO negli altri , attraverso la lente del PREGIUDIZIO , se vogliamo CERCARE un COLPEVOLE non CI resta che GUARDARCI allo SPECCHIO.
L'UOMO MEDIO ITALIANO non è neanche CONSAPEVOLE della SITUAZIONE reale in cui ci TROVIAMO , del punto in cui siamo ARRIVATI........, perchèèèè....???
perche' PREFERISCE ascoltare BARZELLETTE !!
perche' ha PAURA !!