É arrivata
la perturbazione.
I giornali on
line titolano Roma in ginocchio.
Le polemiche
stanno per cominciare ma non mi toccheranno, sono contento.
Vedo in Internet
un film di Bergman, per molti versi è disperato ma è così bello che non
comunica angoscia, solo una forma di gratitudine.
Applaudo su
alcune scene; il mio applauso, muto al cinema, a casa può diventare finalmente
rumoroso.
Fuori c’è
silenzio, crescerà man mano che le ore passeranno e le auto non potranno
circolare.
Le istituzioni
dicono di rimanere a casa a meno di non avere urgenti necessità, ci vogliono al
calduccio mentre sdraiati sul divano guardiamo le loro televisioni, la loro
emergenza incessante, ansiogena.
Parla il
ministro e guardo i fiocchi cadere, fa una dichiarazione il sindaco e chiedo
alla neve di cadere più forte, di fargliela vedere.
Fra poco uscirò
quasi per dispetto, non ho alcun timore del ghiaccio, intanto butto fuori degli
urletti, potrei star diventando pazzo o bipolare, mi tengo stretta l’euforia.
Si può essere
felici per un messaggio che arriva anche se non cambia nulla, e per questa poca
neve che travolge la città e ne ottiene il silenzio.
L’anno scorso il cortile rimase giallo sporco, i
frigoriferi del supermercato continuarono a ronzare, quest’anno invece per
fortuna chiuderà causa clima.
La gente domani
mattina cercherà un supermercato aperto per potersi rifornire di scorte per la
fine del mondo che inconsapevolmente auspica ed il mondo sarà diviso fra chi
cercherà disperatamente un supermercato aperto e chi girerà per la città come
me.
il chiosco sotto
casa è diventato più invitante, mi viene voglia di comprare ogni tipo di
verdura e di frutta commestibile, le arance lucidano brillanti.
Prima mi sono
collegato con il mondo, ho mandato messaggi, non addii, arrivederci a
persone amate, in fondo non ci lasciamo mai completamente, le cose non
finiscono mai del tutto.
Esco, le luci
artificiali sembrano più umane, ad ogni passo mi sento meglio.
Prendo la metro
strapiena assieme a tre amici, ci inerpichiamo su una strada ordinaria, ha un
fascino che non hai mai avuto né mai più avrà, c’è un mini market aperto, i
bengalesi salvano il mondo vendendo birra e vino scadente, gli altri negozianti
hanno chiuso precipitosamente le saracinesche.
Sento di voler
essere misericordioso, accettare i più stupidi.
Ora sono felice
per ognuno, per chi fa tango nei centri sociali di periferia, per chi si crede
attore di teatro e lo fa malissimo, per chi prova a far ridere e sbaglia tutte
le battute, per chi sogna di andarsene in un altro paese e lo dichiara in modo
ingenuo.
Potrei anche
parlare con il più idiota e scovargli una qualità che lo renda degno di
attenzione.
Per un po’ avrò
totale fiducia nel mondo, come un bambino o un maestro.
Durerà un paio
di giorni e poi finirà un lunedì qualsiasi quando le radio e le tv diranno che
è tutto a posto, che siamo tornati alla normalità.
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