mercoledì 9 gennaio 2013

Contro l'assenza



É arrivata la perturbazione.
I giornali on line titolano Roma in ginocchio.
Le polemiche stanno per cominciare ma non mi toccheranno, sono contento.
Vedo in Internet un film di Bergman, per molti versi è disperato ma è così bello che non comunica angoscia, solo una forma di gratitudine.
Applaudo su alcune scene; il mio applauso, muto al cinema, a casa può diventare finalmente rumoroso.
Fuori c’è silenzio, crescerà man mano che le ore passeranno e le auto non potranno circolare.
Le istituzioni dicono di rimanere a casa a meno di non avere urgenti necessità, ci vogliono al calduccio mentre sdraiati sul divano guardiamo le loro televisioni, la loro emergenza incessante, ansiogena.
Parla il ministro e guardo i fiocchi cadere, fa una dichiarazione il sindaco e chiedo alla neve di cadere più forte, di fargliela vedere.
Fra poco uscirò quasi per dispetto, non ho alcun timore del ghiaccio, intanto butto fuori degli urletti, potrei star diventando pazzo o bipolare, mi tengo stretta l’euforia.
Si può essere felici per un messaggio che arriva anche se non cambia nulla, e per questa poca neve che travolge la città e ne ottiene il silenzio.
L’anno scorso il cortile rimase giallo sporco, i frigoriferi del supermercato continuarono a ronzare, quest’anno invece per fortuna chiuderà causa clima.
La gente domani mattina cercherà un supermercato aperto per potersi rifornire di scorte per la fine del mondo che inconsapevolmente auspica ed il mondo sarà diviso fra chi cercherà disperatamente un supermercato aperto e chi girerà per la città come me.
il chiosco sotto casa è diventato più invitante, mi viene voglia di comprare ogni tipo di verdura e di frutta commestibile, le arance lucidano brillanti.
Prima mi sono collegato con il mondo,  ho mandato messaggi, non addii, arrivederci a persone amate, in fondo non ci lasciamo mai completamente, le cose non finiscono mai del tutto.

Esco, le luci artificiali sembrano più umane, ad ogni passo mi sento meglio.
Prendo la metro strapiena assieme a tre amici, ci inerpichiamo su una strada ordinaria, ha un fascino che non hai mai avuto né mai più avrà, c’è un mini market aperto, i bengalesi salvano il mondo vendendo birra e vino scadente, gli altri negozianti hanno chiuso precipitosamente le saracinesche.

Sento di voler essere misericordioso, accettare i più stupidi.
Ora sono felice per ognuno, per chi fa tango nei centri sociali di periferia, per chi si crede attore di teatro e lo fa malissimo, per chi prova a far ridere e sbaglia tutte le battute, per chi sogna di andarsene in un altro paese e lo dichiara in modo ingenuo.
Potrei anche parlare con il più idiota e scovargli una qualità che lo renda degno di attenzione.
Per un po’ avrò totale fiducia nel mondo, come un bambino o un maestro.
Durerà un paio di giorni e poi finirà un lunedì qualsiasi quando le radio e le tv diranno che è tutto a posto, che siamo tornati alla normalità.


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