martedì 13 dicembre 2011

Contro la divisione della Terra in emisferi





Quando ero bambino il mio Natale era contrassegnato dalle pubblicità televisive realizzate in occasione delle festività dove bambini, di solito ricchissimi e cattivissimi, diventavano di colpo buoni e elargivano doni ai poveri o facevano gesti di generosità improvvisi nei confronti di animali e senzatetto.
In questi spot c’era sempre una neve finta di plastica che cadeva in fiocchi ed invadeva lo schermo venticinque pollici dell’ingombrante televisore in soggiorno.

I bambini delle pubblicità erano attori selezionati dopo faticosi casting fra miriadi di infanti presuntuosi, aspiranti a un successo passeggero.
Erano spot in cui Natale, bontà e marchi commerciali erano connessi in un mostruoso incastro.
Quella bontà aveva una data di scadenza proprio come i panettoni e pandori reclamizzati.
Una bontà destinata a sparire allo scoccare dell'Epifania, quando gli spot sarebbero scomparsi per fare spazio a nuovi inserzionisti pubblicitari più adatti al periodo.

Il pandoro con sopra la Nutella si cominciava a mangiare il sette gennaio a colazione quando il dolce industriale aveva smesso di essere legato al periodo natalizio.
Dopo la Befana, i pandori venivano rottamati a bassissimo costo nei supermercati e diventavano temporaneamente un alimento adatto per la dose di calorie pre-scolastica.
Ho smesso di mangiarlo già quando avevo sedici anni, non sono mai stato uno di quegli studenti fuori sede che si beano del loro status e continuano a ingozzarsene per tutta la carriera universitaria, avendone in cambio brufoli sparsi per tutta la faccia.
Continuo a tenere separati pandoro e Nutella e raramente mi capita di mangiarne.
Anche ora, attorno al tavolo con il pandoro tagliato da coltellini poco adatti, resto in disparte mentre gli altri si avventano sull’involucro di plastica mezzo aperto.
Accenno a dire qualcosa attirando lo sguardo di una tipica divoratrice di prodotti dolciari a basso costo, con sul viso e sul collo alcune bolle rosse sintomo di giovinezza e di alimentazione poco equilibrata.
Anche M. aveva una dieta molto poco ortodossa, beveva in continuazione Coca Cola e mangiava troppi gelati, ma aveva la pelle sempre perfetta.
Il salone è gelido, cosa non sorprendente visto che è inizio dicembre e non ci sono riscaldamenti, la mancanza di caloriferi da noi è sempre vista con sospetto, non è così a Buenos Aires.
È normale lì che non ci siano quando le abitazioni sono piccole come era il suo appartamento.
Metteva una stufetta elettrica e se proprio cominciava a fare più freddo, accendeva il forno a gas aprendo lo sportello per aggiungere del tepore artificiale.
Mi raccontava questi piccoli accorgimenti nelle conversazioni a distanza su Skype.
Era appena tornata a casa, nella sua stagione capovolta.
Ad agosto in Argentina fa freddo, colpa della divisione del pianeta in emisferi.
Questo significa che a dicembre è estate, mi sembrava strano il loro Natale al caldo con le giornate che si allungano e le temperature che salgono, sono sempre stato abituato all’idea del Natale freddo, trovo che sia l’unico possibile, non concepisco la relatività dovuta alla sfericità del nostro mondo.
Quando glielo dissi rispose che la mia visione e l’immaginario in cui credevo dipendeva dalla dominazione yankee del mondo, in fondo Babbo Natale è trainato su una slitta dalle renne ed è un uomo della Lapponia solo a causa delle scelte di marketing della sua Coca Cola.
Se credevo nell’universalità del gelo natalizio era solo per colpa della colonizzazione culturale americana.
Inutile spiegarle che ero semplicemente anche io un abitante dell’emisfero nord, seppure in zona mediterranea, e che Gesù Cristo era nato nel mio stesso emisfero, lei continuava a insistere sulle sue idee citando testi a sproposito.
In teoria le veniva facile trincerarsi nelle sue opinioni, nella pratica andava spesso da McDonald’s che a Buenos Aires trovi quasi ad ogni incrocio, e si faceva spedire tutto a casa: pizza, sushi, empanadas, perfino il gelato, si risentiva del mio stupore sulle sue pigre abitudini.
Come tutti i sudamericani, siano essi conservatori o presunti rivoluzionari , detestava gli statunitensi e ne replicava gli stessi comportamenti, in una maniera inconcepibile per un qualsiasi europeo.
D’altronde anche il suo ex mi aveva apostrofato come cittadino del primo mondo, residente dell’emisfero cattivo, accusandomi per questo di avergli fregato la donna.
Il solito complesso di far parte del secondo mondo, di essere retrocessi in serie B che anche i borghesi covano da quelle parti.
Se la terra fosse stata piatta come una volta si riteneva, se l'asse terrestre non fosse inclinato sull'orbita dell'ellittica, tutti questi malintesi non sarebbero sorti.

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