sabato 7 gennaio 2012

Contro gli agriturismo





La moda degli agriturismo cominciò in Italia alla fine degli anni ’90, una volta lessi persino un’analisi sociologica sul fenomeno, sui valori che esprimeva paragonati alla passione per l’albergo degli anni ’80, idiozie da supplemento viaggi di quotidiano.
Nemmeno io sono stato insensibile a quella moda, ancora adesso se devo andare a dormire in una zona pseudo rurale consulto una lista di agriturismo.
Ad esempio sfoderai l’arma dell’agriturismo quando io e V. ci eravamo rimessi assieme.
Lo avevamo fatto per stanchezza, come per stanchezza talvolta ci si lascia.
Decisi di organizzare qualche giorno di vacanza fra Capodanno e l’Epifania in Umbria, pianificai un itinerario dettagliato e prenotai un agriturismo.
Quando le comunicai al telefono il mio programma era contenta, si sorprese della mia capacità propositiva, l’amore si era naturalmente esaurito per la mia inerzia e quel minimo soprassalto di volontà l’aveva illusa di cambiamenti in arrivo.
Il posto era vicino Assisi e si chiamava Locanda degli angeli  o qualcosa del genere, c’era sicuramente un qualche simbolo del divino di mezzo.
I proprietari ci prepararono una colazione con formaggi, salumi e una torta salata tipica fatta in casa, non era ancora il tempo dei finti agriturismo e dei bed and breakfast che ti offrono delle monoporzioni di merendine e succhi di frutta.
I proprietari erano una coppia di cinquantenni, eravamo gli unici ospiti e così non fu possibile evitare la loro smania di conversare.
Questo non è invece cambiato, i gestori degli agriturismo ci tengono a parlare con te, a diventare tuoi provvisori amici, si ricordano il tuo nome di battesimo appreso perfettamente dai documenti d'identità, chiedono informazioni private sulle tue origini e sulla tua destinazione, nel viaggio e nella vita, vogliono confidarti le loro radici familiari e i loro propositi pratici.
Di solito aggiungono anche una breve dissertazione sulle ragioni per cui hanno deciso di intraprendere la loro attività e sulle profonde motivazioni che li stimolano ad andare avanti.
Sono ciarlieri in una maniera che ti dà subito una prima impressione di facile simpatia e umanità provinciale, ma dopo un po’ le loro chiacchiere cominciano a stancarti perché non sai come essere reticente o interrompere la conversazione senza mostrarti scortese.
Sei costretto di solito ad adeguarti ai luoghi comuni sulla metropoli che cercano di propinarti, devi fingerti sempre e comunque entusiasta della campagna e della esistenza condotta nei piccoli centri.
Ad esempio la signora dell’agriturismo di Grosseto era contenta di coltivare il suo orto e le sue rose, era piuttosto in carne senza risultare prosaicamente sovrappeso, aveva un’opulenza borghese e riteneva di avere sistemato la casa in modo incantevole con poltrone di vimini e tendine dai disegni arzigogolati alle finestre.

Ero andato lì con S., tornavamo di passaggio da Bologna per la tesi di laurea di sua sorella, ed avevamo deciso di deviare per un weekend di inizio estate nella campagna toscana.
Una sera comprammo per cena gli ingredienti per prepararci un’insalata, un pezzo di formaggio locale e una bottiglia di vino, mi ricordo che bevemmo un bicchiere di bianco come aperitivo camminando in mezzo a campi di granturco ed eravamo felici.
Io almeno sicuramente lo ero, penso anche S., ma non si può essere mica sicuri della felicità altrui, mai si può esserlo anche quando sembra straripare da ogni sguardo; non puoi sapere cosa passa nella testa altrui, è una cosa intollerabile quando si ama ma non c’è rimedio, bisogna rassegnarsi.
Non l’amavo più tanto quando andammo in un altro agriturismo un anno dopo, era in Umbria vicino Perugia.
Una mattina prendemmo due biciclette e facemmo un giro del bosco autunnale che circondava il casale, la proprietaria era una romana reduce dei movimenti studenteschi e aveva aperto l’attività come tutti quelli che dopo le contestazioni sono finiti ad aprire enoteche, osterie del buon mangiare e baretti alternativi.
Compiangeva il traffico e il trambusto della Roma dove viveva ancora sua figlia, ci tornava saltuariamente per andarla a trovare.
La sera in verità mangiammo benissimo, gustai uno dei migliori capretti della mia vita, li allevavano loro mi disse, parlò di alimentazione biologica e della sua scelta di vita senza chiederci troppe cose, posso dire che stemmo bene ma era una parentesi e c’era della malinconia dentro che facemmo tutto per occultare.
Anche con M. andammo in un agriturismo vicino Siena, lei detestava cordialmente la campagna anche se non aveva il coraggio di esternarlo.
Appena arrivammo in auto nel cortile antistante la casa, un moscone enorme e inoffensivo si intrufolò dal finestrino, lei si mise a urlare come se assistesse alla materializzazione del peggiore dei suoi incubi, aveva il terrore di ogni insetto.
Si tranquillizzò solo quando entrammo dentro, alla registrazione la signora dell’agriturismo volle chiarire la nostra relazione e lei era felice che un'estranea per motivi meramente burocratici ci etichettasse come coppia, me lo confessò mentre sistemavamo le valigie nella nostra camera.
Quella notte fu una delle migliori che passammo assieme, in fondo non era affatto campagna vera, c’erano solo latrati di cani in lontananza, eravamo alla periferia semiurbana della città.
Il mattino dopo la proprietaria ci aspettava nella sala comune dove altri ospiti avevano già concluso il loro turno di colazione, era lì con figlia e nipote piccola, voleva precisare i rapporti che intercorrevano tra di noi, sapere dettagli ulteriori sul passaporto italiano che M. aveva presentato alla reception e sulla sua buona conoscenza della lingua.
Ci parlò di una sua parente che andava in vacanza nel Cilento, ogni tanto la nipote interrompeva opportunamente la conversazione con sorrisi e pianti alternati a cui M. non era insensibile.

M. non era scocciata da quella situazione come mi aspettavo, era quasi soddisfatta di poter esaurire le curiosità della tipa, le piaceva rimanere seduta lì e condividere la crostata di marmellata in una mattinata afosa di luglio, la divideva con me per controllare la mia razione di calorie e perchè era stupidamente golosa di ogni dolciume.

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