martedì 31 gennaio 2012

Contro cover band


Sono seduto in prima fila e davanti a me sta suonando un gruppo dalla provenienza lucano calabrese, il cantante è bello e lo sa, non fa sorrisi alle ragazze, preferisce sorridere a se stesso.
È di quella bellezza che si è dotata di perfette basette e pizzo ben rasato per aggiungere un tocco di durezza al viso in fondo troppo dolce.
Ha una camicia anni ‘70 e un codino che ricorda Piero Pelù ai tempi del Diablo, puro anni ’90, del tipo motociclisti custom, li puoi vedere solo in certe birrerie enormi come questa, ai confini del raccordo anulare.
Gente che indossa magliette nere e birre scadenti in mano, mi sono simpatici solo se hanno superato i cinquant’anni, altrimenti sono esseri al di fuori della mia comprensione.

Il cantante, dopo essersi sgolato in acuti sottilissimi, esce di scena, sta fuori per minuti interi mentre gli altri continuano a suonare, facendo digressioni.
Cosa sta facendo mi chiedo? Rolla del tabacco ? Sorseggia del whisky scadente ? Manda messaggi alla fidanzata rimasta a casa? Non riesco a capire queste pause e i suoi ritorni vestito sempre uguale.
Non riesco a comprendere perché abbia bisogno di avvicinarsi così tanto al chitarrista e fargli segni d’intesa o a volte parlottare come se dovessero improvvisare una scaletta che è stata invece sicuramente decisa da chissà quanto tempo.
Non capisco perché debba esageratamente andare a tempo o dare l’idea di essere preso da una musica rock che non mi sembra davvero portarlo da nessuna parte.
Quando non sanno come continuare, si dilettano nell’assolo.
Io detesto gli assolo ecco perché mi annoio spesso ai concerti jazz, va bene fin quando suonano tutti in gruppo, ma poi inizia sempre uno che fa il suo maledetto pezzo solista e decide di dimostrare la sua bravura tecnica; gli anni persi ad imparare uno strumento sono tutti lì davanti a te, a farsi ammirare.
Gli altri musicisti stanno lì senza far niente, aspettano annoiati anche loro come me ma fingono di essere estasiati, compiaciuti sorridono, ogni tanto abbassano la testa con un segno di approvazione, altre volte la scuotono simulando uno stupore per una capacità tecnica intravista da loro e che io trovo vana.

La gente finge di divertirsi più spesso di quanto pensiate, è un grande trucco, tutti fingono di credere in qualcosa su cui non c’è alcuna base sicura.
Il gruppo di stasera non suona nemmeno male, suonano benino o bene, ma manca qualsiasi energia, il palco è smisuratamente grande per le loro piccole vibrazioni da cover band.

Sono una cover band dei Deep Purple ma potrebbero esserlo di qualunque altro, non sono mica i loro idoli, il cantante ha un foglietto sul quale legge i testi delle canzoni.
Hanno scelto i Deep Purple per avere un nicchia sicura o magari perché piacevano a uno solo della band, forse al tastierista che è il più vecchio di tutti e pigia i tasti senza fare alcun tipo di faccia, senza sorridere a tutto spiano. Anche perché non c’è da essere allegri affatto.
Siamo in un locale vasto, con un palco inutilmente attrezzatissimo di spie e casse, le sedie e i tavolini piuttosto casuali e frontali rispetto alla scena.
È mezzo vuoto e per lo più riempito da amici dei musicisti e concittadini dei loro paesini, oppure c'è gente capitata per caso, coppiette spaurite, mal assortite, ben nascosti ci saranno sicuramente dei disperati fan del gruppo originale.
I fan sono sempre disperati, si aggrappano a tutto, alle cover band come all’ultima registrazione inedita proposta dalle major quando hanno esaurito gli ultimi fondi di magazzino.
Perché qualcuno decide di realizzare una cover band?
Cosa lo spinge a cantare le canzoni di altri, a vestirsi come se fossimo in un’altra epoca, ad imitare modi di cantare datati?
Bisognerebbe provare ad essere originale nella vita, anche se si sbaglia, bisognerebbe sempre cantare nella lingua che ti hanno insegnato da piccolo, cantare in un’altra lingua non ti riuscirà mai bene.
Finisce lo spettacolo dopo un bis quasi non richiesto, escono dal palco male, senza stile, senza alzare le mani, senza salutare. Vanno via come se ci fosse un altro pezzo,
La ragazza affianco a me nota il loro commiato in tono minore, pensa che magari dopo torneranno, ma il gestore del locale ha già fatto partire dalle casse una canzone rock qualunque e la gente si alza, non vedeva  l’ora di andarsene.
Io difendo la cover band, sostengo che almeno nell’addio hanno avuto la decenza di non assumere pose inadeguate, di non fingere successi inesistenti.
Penso a cosa si diranno dopo.
Se saranno soddisfatti della data, se ne stanno già programmando un'altra, cosa li fa andare avanti.

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