lunedì 8 agosto 2011

Contro il cimitero del Verano


In Finlandia i luoghi da visitare indicati dalla guida della Routard non erano tanti.
Consigliavano una chiesa bianca e dall’architettura modernista che sarebbe piaciuta a M. perché avrebbe potuto citare Le Corbusier più o meno a proposito; consigliavano l’unico posto leggermente più in alto dalla quale si domina il solito panorama pianeggiante di laghi e abeti, era il luogo preferito da Sibelius, il musicista classico più famoso del paese.
Erano posti alquanto deprimenti, che la segnalazione in grassetto del Routard non riusciva a riscattare.
Di alcune cittadine del nord del paese la Routard scriveva cose divertenti del tipo “se vi capiterà di trovarvi un sabato alle nove di sera, soli, nel centro di Kuusamo e vedrete sul corso pricipale auto sfrecciare e moto impennare, con i ragazzi che vi guardano un po’ male, vi sentirete davvero un forestiero”.

L’autore della guida Routard della Finlandia aveva questo pregio, riusciva a usare il sarcasmo ed era onesto, era sicuramente un po’ scorretto per le regole delle guide di viaggio che impongono di trovare il bello ovunque, anche dove c’è noia e desolazione.
Lessi il suo giudizio su Kuusamo in un bar di Helsinki davanti ai miei compagni di viaggio, una ragazza italo-finlandese sfogliò la mia guida, sorrideva quando vedeva le cose che  sottolineavo.
M. era contro le sottolineature, il suo metodo era mettere un puntino prima e dopo la frase, così non rovinava i libri.
È una cosa stupida se vuoi davvero rileggere le frasi che ti sono piaciute, se mettete un puntino soltanto vi passerà la voglia di ritrovarle.
Kuusamo era davvero come sosteneva la guida, c’erano due karaoke bar e un pub sulla via principale; i karaoke bar erano pieni di ubriachi già alle dieci di sera e pensare che a quell’ora il sole di agosto ancora non era tramontato, era la stagione più allegra ma i cantanti barcollavano vistosamente, stonavano e nessuno davvero li stava ad ascoltare.
Quando una canzone finiva, il gestore del bar nel ruolo del conduttore diceva una frase di ringraziamento poco convinta.
Se il cantante ubriaco era venuto solo non aveva diritto a nessun applauso, se era accompagnato da qualcuno c’erano scarse possibilità di ricevere un breve segno di approvazione.
Eravamo le uniche persone sobrie in tutto il bar, ci illudevamo di essere in un film di Kaurismaki.
In Finlandia i posti migliori li trovavi per caso, ad esempio una specie di installazione di spaventapasseri e panni stesi fatta da un artista lungo una strada statale qualsiasi.
Oppure un cimitero in mezzo a una campagna.
C’era una donna che si prendeva cura dei fiori davanti alle tombe, aveva l’aria di una vedova serena ma forse era solo una inserviente senza alcuna aria impiegatizia; dissi, ridendo, in un posto come questo viene voglia di morire.
L’avevo detto perché, in confronto ai nostri cimiteri metropolitani, lì la morte aveva molto più senso.
Detesto i cimiteri cittadini, tutti, ma alcuni sono piu desolanti degli altri.
I peggiori sono i monumentali con quelle statue all’entrata raffiguranti allegorie, il peggiore di tutti è il Verano di Roma e non per colpa sua.
Era nato per stare fuori porta, per essere un po’ nascosto e ora invece è al centro della città: è fra una tangenziale e un quartiere ex glorioso, ex popolare, ex resistente, diventato ormai zona di bisteccherie, di pizzerie napoletane figlie di investimenti della camorra, e di pub per studenti fuori sede.
Se sei su una strada affianco al cimitero, le mura non sono abbastanza alte da occultare i lumini davanti ai loculi.
C’è una piccola strada perpendicolare al cimitero dove un semaforo ti costringe spesso a fermarti e hai tutti questi lumini davanti agli occhi, la luce oscilla, impossibile distogliere completamente lo sguardo, per quanto cerchi di spostarlo su piccoli dettagli di vita automobilistica.
Spero sempre che il semaforo sia verde e appena arrivo sulla strada principale, aumento il volume della radio e accelero.
Un cimitero così monumentale c’è anche a Buenos Aires: si chiama Recoleta, è il cimitero dove è sepolta Evita, la Routard lo segnalava.
Ci andai con M., anche se lei era più interessata al centro commerciale alto borghese che sorgeva lì di fronte, pieno zeppo di negozi di arredamento, ogni tanto si fermava a progettare spazi e futuro guardando armadi, tavoli e sedie.
Camminammo nel cimitero di Recoleta ed io le raccontai di quello finlandese, di come odiassi quei cimiteri strapieni di inutili arnamentari religiosi, di come trovassi brutte quelle cappelle funerarie troppo voluminose e terrene.
L’elogio dei cimiteri di campagna può suonare un po’ facile, ma era inevitabile pensarci in mezzo a quel labirinto di cemento armato e marmo.
Le chiesi di uscire cinque minuti dopo che eravamo entrati, mi davano fastidio i turisti e la morte mi sembrava quella dei lumini del Verano, una rapprentazione poco verosimile della sua esistenza.
Anche M. era d’accordo, la pensava come me o forse aveva solo fretta di visitare i negozi di mobili.
In fondo lei non era toccata dalla questione della morte in alcun modo, era ostinatamente atea e materialista, sulla questione ostentava una insensibilità invincibile.

A volte quando lei si addormentava presto ed io ero ancora sveglio, inquieto senza ragioni apparenti, avevo delle brutte sensazioni.
Pensavo che l’amore dovesse distruggere la morte ma questo accade per poco, accade solo nei momenti in cui vivi perfettamente nel presente, qualsiasi piano prestabilito ha qualcosa di funereo.

Ora sono tornato a Roma e l’estate pullula di eventi che esprimono desideri di vitalità repressi.
Eventi patrocinati dal comune con bancarelle di finti prodotti tipici regionali e oggetti etnici, concerti di gruppi italiani comatosi, giochi vari, fra i quali è sempre maledettamente di moda l’odioso calcetto balilla che con il calcio non c’entra nulla.
Il Subbuteo è la vera simulazione del calcio, puoi aggirare l’avversario  e i modi di attaccare e di difendere sono sempre nuovi e differenti,  i giocatori possono essere diversi, alcuni sono ingobbiti, altri più longilinei.
Il calcio Balilla invece non consente nessuna libertà, i giocatori sono colossi rossi e blu senza fantasia, sono in file dall’aspetto militaresco, sembrano tanti cadaveri infilzati da uno spiedo.
Uno di questi eventi è a San Lorenzo, il quartiere dove c’è il cimitero del Verano
Fino all’anno scorso si teneva nella piazza centrale del quartiere, circondata da palazzi dove abitano esseri viventi.
Così, ora, per non disturbare il sonno dei vivi si è deciso di spostare tutto nello spiazzale antistante il Verano, in spagnolo significa pure estate.
Ci sono associazioni di quartiere che si battono per il diritto al sonno dei cittadini, lottano contro l’inquinamento acustico, si lamentano del degrado delle vie in cui vivono, ma non c’è nessuna associazione di consumatori che difende i diritti dei morti.

Ora quando passo dal Verano vedo lo spiazzale pieno di ragazzi dai venti ai trent’anni, fanno rumore, bevono bottigliette di birra, roteano le mani trasgredendo le regole basi del loro amato calcetto.
Fuori uno striscione dice Estate di San Lorenzo, la facciata del cimitero è completamente nascosta, invisibile.
La mia auto passa davanti a quel piccolo trambusto e dopo duecento metri i lumini sono sempre là, svettano piu` in alto della mura.
Non posso fare a meno di pensare che del loro riposo non gliene frega a nessuno.

Nessun commento:

Posta un commento