venerdì 23 settembre 2011

Contro la stringente attualità


Il mio post sulla Dandini è stato letto 250 volte, sono stato cattivo oltre il necessario, per provocare ho messo il link in un paio di siti frequentati da amanti della conduttrice.
Quando parlo dell’attualità subito dopo mi pento, mi sembra di commettere un errore, di fare come fanno tutti i blogger.
Anche io parlo della crisi di tanto in tanto, anche io discuto dei problemi della nostra generazione, di solito lo faccio a tempo perso, senza appassionarmi.
Non è il centro dei miei problemi, non è il mio centro; anche se ne sembro invischiato, poco dopo mi annoio e cambio argomento.

Lo scrittore George Perec diceva che i giornali parlano di tutto fuorché della vita.
Quando avevo 12 anni ero un idiota fatto e finito, leggevo anche io i quotidiani, dalla prima all’ultima pagina.
Ogni tanto li leggo ancora, nei bar, preferisco quelli sportivi perché parlano di nulla senza fingere che ci siano cose davvero importanti.
Dichiarazione di un politico, risposta di un altro, leggi e leggine da approvare, grandi articoli seriosi su vantaggi e svantaggi di una determinata situazione, aggiornamenti sulla crisi economica in atto.

Nei giornali sportivi invece si parla del nulla e sul nulla, il gioco è palese, mi diverte sempre leggere i voti assolutamente aleatori dati ai calciatori dopo una partita.
L’attualità è la cosa più di moda nel mondo, la cosa più fuorviante, ogni tanto ci incappo, ma lo faccio per distrarmi dalle cose più importanti.

I filmati virali, le parodie su You Tube, i Zoro, le Sora Cesira, i blog che parlano solo e comunque di quello che sta accadendo in questo momento, di Berlusconi e di non Berlusconi, della crisi dei bond e dei fenomeni che durano lo spazio di un minuto.
Gli status di Facebook rincorrono la realtà quotidiana, scimmiottano perfino i quotidiani.
E i giornali a loro volta imitano Facebook, Twitter, elaborano comunicazioni rapide sullo stato delle cose.
Ma lo stato delle cose è affare esistenziale, non toccato dai loro piccoli resoconti sul mondo.
Il mio amico Valerio scrive che era seduto sul tram quando uno  strano tizio con un sombrero in testa è salito e gli ha chiesto chi sta vincendo?
E lui ha risposto vincere in che senso?
Valerio non segue il calcio, a differenza di me.
Il tizio voleva sapere i risultati del turno infrasettimanale di campionato.
Valerio pensava che intendesse in senso più grande.
Chi sta vincendo?
Nessuno vince mai, o vincono tutti.
La vita continua malgrado i giornali.

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