mercoledì 12 ottobre 2011

Contro le vertigini


Una volta avevo paura delle vertigini, ora mi è passata ed è sicuramente un bene.
Me ne sono accorto domenica pomeriggio mentre mi trovavo a settanta metri di altezza con le gambe nel vuoto, su una giostra di un parco giochi fuori Roma.
Affianco a me non c’era nessuno, eccetto due inquietanti strisce giallo-nere che segnalavano posti non utilizzabili per segrete ragioni di sicurezza.
La giostra ti porta alla sommità delle torre e poi ti lascia andare all’improvviso alla velocità con cui un corpo cade, secondo le leggi della crudele gravità.
E’ la gravita che ci fa stare sempre così costantemente a terra, in ogni senso, sopratutto spirituale.
Per questo gli astronauti sono sereni solo nello spazio e soffrono di nostalgia siderale quando tornano sulla terra.
Quando cadi per tre secondi hai lo stomaco in bocca, gli organi interni si spostano e il cuore finisce da qualche parte nel palato, ma in qualche modo sei felice.
Non sai bene cosa sta succedendo, non senti più passato e futuro.
Sei nel presente, mediti giocando o giochi meditando: è la stessa cosa.
La prima cosa che ci ha detto il maestro di scherma è qui per due ore e mezzo tornate bambini, mettetevi a giocare, siate liberi.

Nelle ore di educazione fisica al liceo giocavamo a pallone perché la palestra era in perenne costruzione, e i professori erano quasi sempre dei farabutti pigri e non avevano alcun desiderio di utilizzare il loro burocratico diploma ISEF.
Un anno un professore appena più decente provò a insegnarci i fondamenti dell’atletica, era un decatleta dilettante, ma si dovette scontrare con la nostra abitudine al calcetto da asfalto; lo detestavamo come se fosse un pericoloso fanatico.
Alcuni si fecero addirittura firmare dai genitori certificati di indisposizione a tempo indeterminato per evitare di dover frequentare le sue lezioni, chi lo sosteneva fu considerato un pericoloso traditore o un abile adulatore.
Non c’era alcunché da adulare, il voto di educazione fisica non contava nulla.
Da allora ho iniziato a coltivare la mia ingiustificata diffidenza verso gli esercizi aerobici, lo stretching o i circuiti di allenamento.
Ora invece corro e con una specie di soddisfazione alzo ed abbasso le braccia o salto con un piede solo dentro dei cerchi colorati, rimpiango gli anni in cui mi sono comportato male con il mio corpo compiacendo la mente.
Nell’unico momento di pausa della lezione di schermo mi sono andato ad abbeverare nel bagno piastrellato di azzurro stinto aprendo il rubinetto rosso da cui esce solo e unicamente acqua fredda.
Mi ha ricordato gli intervalli scolastici.
Sono in una palestra e sto facendo scherma, non ricordo più il motivo esatto per cui ho deciso di provare.
Da bambino avevo pensato di farla qualche volta, poi me ne ero dimenticato per anni, una volta a Milano avevo comprato  un manuale di schema degli anni '50 : tecniche obsolete, vecchi modi di andare all’assalto o di affondare.
Non l’ho mai letto, mi piacevano le figure stilizzate e la copertina verde.
Forse ho rivisto il libro per caso sul mio armadio, più probabilmente ho visto qualcosa che mi ha ricordato spade e sciabole, ora sono qui e cerco l’equilibrio con un fioretto in mano.
Trovare il baricentro è fondamentale: equilibrio in guardia, equilibrio dinamico, la prima lezione di scherma mi ricorda la prima lezione di tango, anche lì ti facevano chiudere gli occhi.
Anche il passo avanti ricorda quello del tango, devi stare sempre basso con la testa, con il busto eretto, scivolare sul pavimento, nel tango ti trascini con l’altro piede, qui lo alzi appena.
In tutti e due i casi la postura deve essere elegante, preferisco la scherma perché resterà sempre di nicchia.
Un po’ ricorda il tango, un po’ il pugilato, coordinazione e riflessi sono fondamentali, sono sempre stati i miei punti deboli, ma forse dipende dal mio modo di reagire al mondo.
Negli esercizi in cui sono solo davanti allo specchio vado bene, il passo è più o meno giusto, il tallone di dietro quasi sempre allineato, faccio quasi tutto nel modo corretto ma appena ho un bersaglio da colpire o un partner con cui dialogare, mi confondo.
Forse non sono abbastanza reattivo perché mi preoccupo troppo degli altri, dei loro pensieri, delle loro percezioni.
Dovrei centrarmi in me stesso, a pensarci bene non è così diverso nella mia vita.
Anche la meditazione è più o meno simile.
Un altro dei problemi che tutti notano è la mia contrazione.
Mi dicono che sono contratto gli istruttori in palestra, i medici, la estranee; sono teso sul collo, sul busto, non mi sciolgo.
Lo nota anche il mio maestro di scherma, stai rilassato mi dice.
Il problema è esistenziale, mi verrebbe da rispondergli, ma sarebbe una cosa senza senso.
A volte sento che sono sul punto di sciogliermi: per una piccola cosa, per un grande cosa, per un dettaglio, per un attimo.
Il giorno in cui mi scioglierò pienamente sarà come cadere nel vuoto.

1 commento:

  1. La soluzione è esistenziale!!
    Spero di stare nei paraggi quando ti scioglierai.. :*

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