sabato 5 marzo 2011

contro De Gregori

De Gregori era un idolo della mia adolescenza e come altri idoli è invecchiato male, non bisognerebbe mai vederli invecchiare i propri idoli.
Avevo come punto di riferimento lui, Moretti, Michele Serra.
Ora De Gregori ha fatto pace perfino con Venditti e ci ha fatto un paio di canzoni assieme, poi è caduto nella trappola delle reunion finendo in un tour patetico con Dalla.
Duetti imposti da case discografiche e dai conti da pagare.

Ora se sento le canzoni di De Gregori ci trovo la retorica che allora mi piaceva, il ricorso ad espedienti letterari facili che nella mia ignoranza trovavo intelligenti, la povertà degli arrangiamenti, salvo il primo De Gregori, quello dai testi enigmatici e alcuni pezzi più maturi che restano belli, cose tipo La donna Cannone o Il canto delle sirene, ma per il resto è tutto da gettare via.
Passano ancora alcuni pezzi brutti alla radio, cose tipo Titanic con un accento romano insopportabile, e quel parlare delle classi in modo cosi schematico, oppure Nino che gioca a pallone, pezzo buono per incartare filmacci alla salvatores o alla Aldo Giovanni e giacomo.
Pezzo fatto per evocare emozioni facili, universali e in fondo false.
Molto meglio le piccole canzoni di Carboni sui tossici a  bologna, su gite al mare disperate.
Meglio Sergio Caputo con quei fiati suonati con le tastiere perché non avevano abbastanza soldi per farli veri nel suo primo disco, e i suoi personaggi falliti e improbabili che riflettevano Milano negli anni ’80 piuttosto che quel trombone di Guccini con il suo ego straripante e le sue disquisizioni politiche noiose.
Non è un caso che sia finito a fare l'attore per Ligabue e Pieraccioni, era marcio giù allora.

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