martedì 1 marzo 2011

Contro lingua e amore contemporaneo

Libri come si scrivevano prima non si scriveranno piu e non è colpa nemmeno di chi li scrive.
Non è colpa delle case editrici, troppo facile prendersela con loro.
La lingua italiana è semplicemente più povera, leggo vecchi romanzi scritti negli anni ’50 e ’60, leggo le traduzioni di romanzi degli anni ’60 e mi accorgo che certe espressioni non si possono piu usare, sembrerei ridicolo, lo sarei;
Sarebbero parole non mie, eppure quei libri sono perfette, esprimono molto meglio quello che succede dentro e fuori.
Un po’ lo stesso accade nelle canzoni d’amore, la semplicità e l’ingenuità di certi pezzi di Endrigo, Modugno, Paoli mi rendono disarmato, non si puo più scrivere così perche quell’amore li non c’è più, finito, tolto di mezzo.
Come l’amour fou, una volta ne parlavo con un mio amico, c’era in radio il pezzo di califano rifatto dai tiromancino e a un certo punno la canzone dice non lasciai di certo un amore folle in un tempo piccolo.
Ci chiedemmo se l’amore folle esiste, se è ancora possibile, rispondemmo che era cosa rara.
L’amore folle, l’amour fou dei film francesi anni ’60 è sparito, non esiste, può esserci solo in qualche sceneggiatura ma stona, sembra falso, artificioso perché non è dei nostri tempi.
Non c’è tempo piccolo, non c’è amore folle.
Ora abbiamo Jovanotti che dice parole che riflettono amori abitudinari e noiosi, facili come bicchieri d’acqua da bere la mattina, amori da bravissimo ragazzo.
Oppure prova a fare metafore  e citazioni da cultura popolare che fanno scadere l’amoee nell’ordinario.
Forse il segreto sta nell’accettare la cosa, una mia amica mi dice sempre che l’amore è sopravvalutato.

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