giovedì 3 febbraio 2011

Contro il semaforo



Il semaforo blocca le nostre vite, in uno stato di attesa tensiva,
vorremmo tanto poterci fermare e non pensare a nulla, ma invece dobbiamo sempre fissare quel rosso.
L’auto dietro anche senza bussare mostra impazienza ottusa fin dal paraurti, osserviamo dallo specchietto retrovisore i gesti dell’uomo dietro di noi cercando di intuire se sarà il tipo pronto a bussarci appena quel rosso diventerà verde.
Se siamo i primi della fila abbiamo una tensione e una responsabilità insostenibile, recuperare quei decimi di secondo che serviranno all’ultimo della fila a fare in modo che il rosso diventato verde non ridiventi di nuovo rosso e non gli faccia perdere un appuntamento prezioso con una donna, o che i figli restino altri minuti a traumatizzarsi nell’androne della scuola.
Siamo padroni del suo destino.

D’altra parte se siamo invece secondo  o terzi, se siamo insomma fra due auto, la tensione non è minore, essendo anche noi attenti a quello che accade davanti, concentrati nello stesso tempo sul rosso e sul parafanghi del nostro compagno di sventura.
Che poi i semafori mica sono sincronizzati bene nelle nostre città,  a Roma ci sono semafori rapidi come un battito di ciglia e altri che sembrano durare insopportabilmente troppo, non capisci mai il meccanismo  che li governa.
C’è un ingegnere preposto al comune? Chi si occupa del tempo dei semafori ? Chi decide quanto dura un semaforo e quando il semaforo può diventare nella notte splendidamente giallo lampeggiante?

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