venerdì 18 febbraio 2011

Contro la sparizione del passato remoto



In Argentina la professoressa di italiano non spiega più il passato remoto ai suoi allievi perché sostiene che ormai in Italia non si usa più e ha ragione, al Nord e nel linguaggio comune è completamente sparito.
Se dici fui la gente ti potrebbe guardare strano, se usi stetti potrebbero perfino non capirti.
Sono del Sud e da noi il passato remoto un po’ resiste, come resiste l’uso del rispettoso voi al posto del gelido lei che non ci appartiene.

Non ho mai avuto molto interesse per le questioni linguistiche, le trovo spesso polverose come i classici latini e greci di cui è piena la biblioteca di intellettuali come Umberto Eco, eppure la sparizione del passato remoto mi colpisce.
Forse perché quando superi i trenta anni hai raggiunto una certa maturità e senti di avere un passato remoto di cui poter parlare.
In ogni caso il passato remoto ha un senso ben preciso, ed invece ascolti frasi dove gente è andata dieci anni fa in qualche posto, ha perso la testa per una ragazza quando era un bambino, tutto al passato prossimo come se la memoria si fosse dileguata.
La gente non vuole ricordare e allora finge sempre che le cose siano accadute ieri, rimuove, appiattisce tutto in un finto eterno presente.
Alcuni in modo pragmatico parlano di questioni fonetiche, di inevitabile divenire del linguaggio, di semplificazione della lingua, ma in inglese il passato remoto continua ad essere utilizzato, e nello spagnolo è usato spesso più del passato prossimo.
Ogni tanto mi capita di usarlo e qualcuno me lo fa notare, una volta anni fa litigai per difenderlo e prima o poi frequentando stranieri che parlano un buon italiano, la questione esce fuori.
Sono le tipiche questioni che escono fuori parlando con stranieri: perché la gente vota Berlusconi, il declino del nostro paese, la vita molto meno dolce e meno divertente di quello che si aspettavano, l’uso scriteriato del doppiaggio nei film.
Unite gli argomenti come quei giochi con i puntini che ci sono sulla settimana enigmistica e forse qualcosa ne ricavate.
Io intanto mi impongo di usare il passato remoto più spesso che posso, indifferente agli sguardi perplessi che raccoglierò.

1 commento:

  1. Ottimo post. Anche io sto "soffrendo" molto per l' estinzione del passato remoto, e non solo per una questione di stile linguistico ma anche per una questione di impoverimento della comunicazione, Io sono campano, e dalle mie parti si usa sia il passato remoto che quello prossimo, alternandoli a seconda di quanto prescrive la grammatica tradizionale, quindi il nostro parlare è molto più corretto e completo rispetto a quello dell' Italia settentrionale.La cosa che più mi fa rabbia, poi, è che questi del Nord Italia nonostante non conoscano il passato remoto hanno pure la faccia tosta di denigraci insinuando che non sappiamo parlare l' italiano. Va detto anche che la colpa è di molti sedicenti linguisti moderni che stanno "de-regolamentando" la grammatica italiana lasciandola in balia dell' ignoranza del volgo e dei gerghi dialettali del Nord Italia. Il congiuntivo sta facendo la stessa fine, solo che almeno sul congiuntivo è nata una mobilitazione culturale volta alla sua salvaguardia, mentre sulla triste sorte del passato remoto, vi è il più totale oblio e addirittura compiacenza.
    Sbagliano, però, gli insegnanti di italiano di studenti stranieri a non spiegare loro il passato remoto, in quanto questi stranieri potrebbero trovare difficoltà a comunicare con gli italiani del sud Italia.

    RispondiElimina