mercoledì 29 giugno 2011

Contro la bellezza


Era un novembre di molti anni fa, mi ero appena lasciato con una ragazza.
Confidai al mio amico Valerio che mi mancava, mi chiese se aveva delle tette grosse.
Gli risposi “Sì, molto grosse, allora lui disse “Perciò ti manca”, non scherzava e aveva ragione.
Un altro amico mi scrive che finalmente ha capito perché sono stato sotto a un treno per M. e ne parlo sempre, ha visto le foto di lei su Facebook, la trova bella.
Penso che abbia colto il punto: è la sua bellezza che mi manca, la patina della superficie, non abbiamo quasi mai che questo, il resto è spesso illusione o psicologia spicciola.
La sua intelligenza vivace e arrogante, il suo carattere scontroso da lupo, le sue uscite talvolta brillanti erano solo accessori, importanti ma senza alcun valore se non ci fosse stata la bellezza, servivano a dare maggior spessore alla stessa.
Quella bellezza di cui parlano tutte le poesie e tutte le canzoni d’amore: quelle belle, quelle brutte.
Sono su una spiaggia della costa del Sol, vivo l’esperienza del turista nel senso più borghese del termine, senza alcun tipo di vergogna da viaggiatore progressista.
Mi identifico in un personaggio di Houellebecq, bevo persino mojito sotto l’ombrellone mentre in sottofondo lo stereo del chiosco passa tutte le novità commerciali dell’estate in arrivo.
Brani sudamericani che parlano solo di sesso occasionale e donne provocanti, canzoni in inglese internazionale che raccontano di gioventù protratte all’infinito e di amori consumati in discoteca dopo poche frasi di circostanza.
Gli amori di cui parlano sono per corpi integri, ben allenati, sodi.
Mi viene quasi di canticchiarle senza ritegno.
Steso sul lettino, leggo articoli di scrittori dalla barba ben curata che se la prendono con l’eccessiva cura del fisico, consigliano di dedicare mezzore a saggi di loro maestri sconosciuti piuttosto che a esercizi per i bicipiti, disquisiscono sulla chirurgia estetica e sulla percezione del tempo con eccesso di buon senso comune e troppe parole complicate.
Su un altro quotidiano leggo che alcune femministe in Italia stanno facendo una cagnara clamorosa perché un manifesto del Pd promuove la festa dell’Unità mostrando delle gambe femminili sotto una gonna svolazzante che cita Marilyn Monroe.
Mi alzo in piedi e guardo ogni dettaglio in modo impietoso: culi, spalle, tette, gambe magre e grosse, quelle magre mi ricordano M. mio malgrado.
Cerco di indovinare dai dettagli l’età delle donne che mi circondano.
Trovo desiderabili solo donne che stimo sotto i  trent’anni e mi vien voglia di tornarmene a casa perché so che non è una buona cosa, so che non mi porterà da nessuna parte.
Gli scrittori dalla barba curata che parlano di corpo con sufficienza e astrattezza sperano che qualcuna sia sedotta dalla loro dialettica, scrivono anche per aumentare le loro possibilità di scopare e forse si accoppieranno con donne bellissime che il loro fisico non merita.
Così Arthur Miller si mise con Marilyn Monroe e non la trattò affatto bene,  sono sempre stato dalla parte dell’atleta Joe Di Maggio, lui ogni anno andava a metterle i fiori sulla tomba.
Trovo più giusto che qualcuno ti scelga per i tuoi pettorali e i tuoi addominali che per il tuo ruolo sociale o la tua presunta personalità.
Spesso dietro al ruolo e alla personalità ci sono finzioni e simulazioni volgari.
E’ più onesto scegliersi per il corpo: più naturale, meno corrotto, lì c’è meno ego di quello che si pensa, c’è più verità.
Poche ore prima mi ero fatto una doccia e toccandomi le chiappe avevo sentito che, pur non essendo da buttare, non sono le stesse di qualche anno fa.
Sento l’esigenza insopprimibile di fare qualcosa per rassodarle, avrei un culo bellissimo, i consigli di M. mi risuonano veri.
Era impietosa ma non più del nostro tempo, mi ha contagiato con la sua estetica dai tratti pericolosamente eugenetici ma forse avevo già in incubazione la malattia. 
In fondo ero d’accordo con Houellebecq molto prima di conoscerla.
Lei aveva avuto solo ragazzi con gli occhi azzurri e non per una coincidenza, diceva che non si sarebbe mai potuta innamorare di un uomo con occhi di un altro colore, sostenevo che era una cosa folle, sorridendo e scuotendo le spalle, ma ci sarebbe stato da rabbrividire: era nazismo liofilizzato.
Non poteva nemmeno stare con qualcuno che non avesse un certo tipo di ingle, inguine in italiano, era necessario un incavo fra l’osso del bacino e l’addome, come lo hanno le statue greche.
Mi raccontò al telefono che al nostro primo appuntamento aveva guardato di nascosto se avevo quello spazio; quando la maglietta si era alzata, avevo superato l’esame.
Le persone che ingrassano o si lasciano andare senza combattere, d’altronde, danno fastidio anche a me, non mi importa quanto siano simpatiche e geniali, non riesco a comprenderli.
Chi è sempre stato obeso non mi dà fastidio ma non accetto le persone che ingrassano sorridendo, mi sembra gente che si accontenta troppo facilmente o che cerca una vendetta altrove.
Si metteranno con un ragazza frigida o faranno finta di essere diventati fantasmi, la cosa peggiore che può capitare è che si nascondino dietro la loro professione o il loro cervello.
Iniziamo come corpo, finiamo come corpo.
Per questo ora mi osservo bene, peso i dettagli come faccio con le malcapitate bagnanti e mi accorgo di avere messo su tre chili di troppo; l’ingle, o come diavolo si chiama, non è definito bene, devo fare assolutamente qualcosa per rimediare.
Mi alzo dal lettino un po’ innervosito e vado al  bar dove gruppi di anziani si difendono dal sole delle tre bevendo succhi di frutta e mangiando sandwich dai nomi inglesi.
Qui è pieno di anglosassoni e nordici che vengono a svernare dopo la pensione accontentandosi del clima buono, gli basta molto poco per essere sereni.
Ci sono molte carrozzelle in giro, alcune motorizzate extra lusso, presumo che ci debba essere una agenzia di viaggi che specula su pacchetti vacanza per invalidi.

Affianco a me si siede un gruppo più rumoroso del solito, non per colpa dei vecchi che siedono lì tranquilli ma della guida: una trentenne con il sorriso fasullo che sta salutando la comitiva in gita.
É il loro ultimo giorno di vacanza e la tipa regala ad ognuno di loro un foglio rosso.
Su ogni foglio c’è una specie di attestato di partecipazione, personalizzato ad hoc.
Per ogni partecipante c’è scritto qualcosa di buono e al centro c’è perfino una foto in bianco e nero che lo ritrae.
E’ una sorpresa della guida, qualcosa che le devono aver insegnato in un corso di formazione; i vecchi applaudono con diversa intensità di approvazione, le foto mi sembrano effigi funebri.
Dalle casse del bar esce l’ultimo successo di Jennifer Lopez, la lambada elettronica remixata che qui sembra indispensabile far ascoltare ogni mezzora.
I brani che passano in continuazione sono questo o uno degli ultimi di Shakira.
Shakira la trovo insopportabile da quando eccede in sensualità in ogni sua canzone. Dice boca, fa piccoli gemiti, è sempre sull’orlo dell’orgasmo, una volta sentii una sua intervista, sembrava simpatica e inoffensiva.
E’ una brava ragazza che si muove molto bene, ma è  stata venduta dalle case discografiche come la ragazza ideale per ogni essere umano; piace molto ai miei compagni di vacanza, so che se la incontrassi sulla spiaggia non mi emozionerei più di tanto.
La bellezza è superficiale ma ha tratti soggettivi, con questo trucco la natura, Dio o chissà chi permette che ognuno possa perdersi per una sua personale bellezza.
Gli altri la riconoscono, più o meno, come si riconosce un’abilità che non ti appartiene, ma non possono comprenderne il mistero.
Dove loro vedono la superficie liscia e trasparente, tu ci resti invischiato dentro come con le sabbie mobili.
É la tua bellezza solo, il tuo piccolo inferno, il paradiso sempre a un passo.
Dopo M. ho avuto la sensazione di essere ossessionato dalla bellezza come non lo ero prima e so che non è una cosa salutare.
No, non mi porterà nulla di buono.

7 commenti:

  1. L'aspetto fisico è indubbiamente importante, è la prima cosa che gli altri vedono in noi e noi negli altri, sarebbe sciocco negarlo così come è sciocco negare che una persona che all'intelligenza unisce il bell'aspetto ha una freccia in più al proprio arco.
    il punto è che in Italia spesso una donna viene valutata per prima cosa per il suo aspetto anche quando la sua professione non c'entra nulla con la bellezza..pensiamo al "lei è più bella che intelligente" rivolto a Rosy Bindi, nessun avversario politico avrebbe mai detto una cosa simile ad Ignazio La Russa.
    noi siamo anche corpo, e la separazione fra corpo e mente è pura astrazione..in un modo o nell'altro il corpo c'entra sempre, ma questo non deve giustificare certi commenti in certi contesti.

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  2. e marylin non c'entra nulla, marylin non era solo gambe e la sensualità della famosa scena della sotterranea era data dal suo volto, dalla sua risata più che dalle gambe in sè 8che peraltro si vedevano per pochi secondi)

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  3. mi sembra che io dico a e tu dici b, penso che non hai capito post, hai troppo buon senso

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  4. io avrò troppo buon senso, ma non posso credere che di quella ragazza ti mancassero solo le tette

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  5. lo sospettavo: non ho scampo!

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  6. ahah prima o poi dovrò fare un contro gli anonimi che non si firmano

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