giovedì 14 aprile 2011

Contro gli autogrill


Non so quando e come sia iniziata l’idea dell’autogrill come luogo dotato di un certo fascino.
Anzi forse lo so, canzoni come quelle di Ligabue che cantavano di questi autogrill dove si festeggia, o di donne un po’ mamme e un po’ porche, la parodia della provincia americana trasferita in Emilia, l’on the road liofilizzato e depurato di tutti gli aspetti controversi, un po’ come il mito della harley e della route 66 spacciato da baristi quarantenni.
L’autogrill è il luogo per eccellenza della decadenza italiana, ogni volta che mi fermo sulla Caserta Roma ho la netta sensazione che tutti i difetti italiani si condensino in un luogo solo.


Libri di ricette, album di cantanti di Amici e di Vasco Rossi, libracci per convincere il tuo capo a darti una promozione, testi per adolescenti in calore.
Facce da Gomorra chiedono in malo modo caffè macchiati al banco mentre di lato ci sono pile di Saviano, in certi autogrill tipo Teano senti il peggior dialetto napoletano.
Non quello nobile di Totò ed Eduardo ma quello gergale, tipico dei manovali della camorra o di quelli che con la camorra ci convivono fin troppo bene.
Poi vestiti orrendi, facce che scrutano le informazioni sul traffico, famiglie rovinate dalla televisione e dai giornali, che parlano senza ritegno perfino di politica, di immigrati e Lampedusa.

3 commenti:

  1. Hahahahahaha!!! Però una bella brioche a me piace farmela lo stesso. E' corroborante. L'autogrill a volte diviene un'oasi rinfrancante

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  2. e vogliamo parlare dei nomi dei panini?

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  3. sembra tutto molto U.S.A.

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