lunedì 11 aprile 2011

Contro il mio biglietto da visita (che adoro)

Il mio biglietto da visita è bellissimo, quadrato, con un buchino in mezzo per guardarci dentro, è talmente bello che a volte mi pesa, sento che devo fare molto di più per meritarlo.
Con il biglietto da visita iniziò tutto.
Mi diede il suo biglietto dicendo non si sa mai e rimase ancora a parlare per cinque lunghissimi minuti al finestrino appena scesa dall’auto.
Io sul sedile dell’auto e lei in piedi, come se non volesse proprio tornare in albergo e infatti non voleva proprio salirci, poi disse che il mio biglietto da visita doveva essere arancione, il mio colore preferito.
Mi sembrava una frase di addio, un buon addio, di quelli che non so proprio come dare.
Tempo due giorni e ricevetti in mail il suo biglietto da visita, arancione, pensato per me. Quella frase non era un addio, ma era un principio e quasi non me ne ero accorto.
La mia giacchetta di jeans stilosa ha ricevuto oggi due complimenti convinti, dove le compri cose così ? mi hanno detto.
I miei occhiali non passano inosservati, fanno pendant con il mio colore preferito: arancio come il naranjito del mio portachiave e come le spremute di cui non posso fare a meno.
Complimenti anche per un paio di magliette, con belle grafiche che si adattano alle mie passioni, su una c’è lo schema del modulo lunare Lem.
Tutti questi complimenti devo girarli a lei, mi ricordano cose che mi piacevano.
Molti anni fa scrissi un racconto, si intitola Spremuta.
Nell’epilogo c’è una ragazza che si chiama Marianna, un nome che non so proprio come mi venne in mente.
Il giorno del biglietto da visita creato per me, mi disse anche che per lei ero come un deja vu inviandomi una canzone che si chiamava proprio così, era quello che aveva provato conoscendomi.
A pensarci ora aveva ragione, magari ci eravamo conosciuti in qualche altra dimensione, in fondo nel racconto avevo sbagliato solo di una n e anche lì la storia finiva male.




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