sabato 7 maggio 2011

Contro gli sconosciuti

Ti chiedono cosa ci vedi in un filo? E tu in un filo ci vedi il modo di camminarci sopra, ma lo dici solo perché era una cosa carina da dire, non ci hai mai pensato davvero a camminare su un filo.
No, camminare su un filo non ci ho mai pensato. 
Non so come fare, mi manca l’equilibrio: è la cosa che mi manca di più.
Il coraggio no, quello forse ce l’avrai se messo alle strette, ma nessuno mi ha mai messo alle strette, forse.
Mi piace molto usare forse, questo è vero, non lo dico perchè è una cosa carina da dire.
Per scherzo le dicevo, nelle prime settimane, che eravamo sconosciuti, era vero in fondo, ma lei si arrabbiava, mi diceva non dirmelo piu, non lo siamo più.
Poi finì che una volta camminavamo e sorridevamo pure, ma mi fece una domanda troppo semplice, troppo amichevole; una di quelle domande che non si fanno  a un amante, domande che si chiedono quando ti stai annoiando, che si fanno a uno davvero sconosciuto, in modo completo, totale, finito.
Mi chiese se sapevo ballare la tarantella, io mi misi a ridere, rise anche lei, ma percepivo da qualche parte l’indifferenza.
Eravamo tornati sconosciuti, ma per ridiventarlo ci avevamo messo del tempo.

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