martedì 24 maggio 2011

Contro Jim Morrison

Che fine ha fatto Luca N.?
Era il ragazzo perduto della scuola, senza essere davvero un duro, era quello che si faceva dieci canne al giorno e aveva sempre l’aria smarrita.
Quello che piaceva alle ragazze e del quale avevo un  immotivata soggezione.

Era quello che assomigliava molto vagamente a Jim Morrison.
Capelli lunghi, ondulati, viso delicato, androgino, da angelo caduto; di tipi così ne è pieno il mondo, sono stereotipi vaganti, ribelli da canzone di Ligabue, eppure riescono sempre ad essere credibili.
Giacca di pelle, jeans sdrucito, e come moto una Red Rose.
Una moto di cilindrata 50 che imitava le custom e aveva stampata una rosa sul serbatoio.
La rosa ricordava il simbolo dei Guns N’ Roses: c’era molta confusione in quegli anni.
Morrison, Axel Rose e Cobain si incrociavano e si mescolavano offrendo modelli diversi e tuttavia ognuno di loro era un modello falso, virtuale, che strideva con la realtà di una cittadina sonnacchiosa.
Fra tutti i modelli spiccava Jim Morrison.
All’epoca Kurt Cobain era troppo contemporaneo per la provincia, morì nell’aprile del 1994 quando io e Luca eravamo in quinta liceo.
L’influenza di Cobain si limitava alle camicie di flanella, quelle camicie da boscaiolo di qualche stato settentrionale degli Usa.
Luca me lo ricordo in gita, stravaccato sul sedile posteriore di un pullman diretto da qualche parte nella notte ellenica, mentre si scolava di nascosto del Southern Comfort: quel bourbon dolciastro e stomachevole bevuto perché era il preferito di Jim Morrison.
Pochi anni prima il suo mito era stato rilanciato dalle major, a causa di un film di Oliver Stone dedicato alla sua vita.
A scuola Luca non andava bene ma nemmeno era il tipo da doppia bocciatura consecutiva, l’irrecuperabile; era il classico ragazzo da 36, veniva rimandato ogni anno in tre materie.
Era in un'altra sezione e di sera non era sotto il mio portico.
Ogni gruppetto aveva il suo spazio. Luca era in quello adiacente al mio, spesso se ne stava seduto sugli scalini fumando una sigaretta, a volte era in piedi addossato al muro, sorridendo.
Se qualche ragazza gli girava attorno, lui le dedicava del tempo in modo distratto, faceva parte del personaggio.
La prima volta che lo sentii parlare rimasi deluso: aveva una voce acuta, poco virile, strascicata, con un forte accento della mia città che toglieva autorevolezza al suo essere Jim.
Erano gli anni in cui tutti volevano provare l’avventura europea comprando un biglietto Inter-Rail, alcuni si vantavano di aver visto sette paesi in tre settimane e una delle tappe preferite era il pellegrinaggio al cimitero di Pere Lachaise per recarsi davanti alla lapide del cantante dei Doors.
Da anni non vedo Luca, non ho avuto più sue notizie, avrei potuto chiedere a qualche conoscente comune ma ho preferito che le cose accadessero casualmente, o forse non volevo restare deluso.
Ora però Facebook è una tentazione, stamattina non ce l’ho fatta a resistere e l’ho cercato, ovviamente abbiamo vari amici in comune.
Avevo paura di trovare un bancario precocemente incanutito, con foto di moglie e figli e commenti sdolcinati di amici e parenti.
E’ facile giocare al ribelle quando hai diciott’anni, dopo è più complicato perché il mondo vuole vedere la tua vera maschera.
Il suo profilo è aperto, la prima informazione utile è che vive a Londra, è un buon inizio, quantomeno si è tirato fuori dalla provincia e poi mi sembra città consona al suo stile.
Vedo le cose che gli piacciono.
Gli piacciono Marx, Lenin, Gramsci e Trotsky, non si fa mancare niente, si definisce marxista-leninista, eppure non lo ricordavo impegnato politicamente, la cosa in qualche modo mi sorprende.
È  fan dei partigiani, ha taggato una copertina di una rivista dal titolo La voce del partigiano e una specie di quadro di Garibaldi che brandisce una bandiera rossa in mezzo a una battaglia, un’illustrazione risorgimentale, di quelle che piacciono a me.
Guardo le sue foto, in una accarezza un gatto e ha lo sguardo perso, ma non è lo stesso smarrimento della sua adolescenza, la vita sembra averlo ispessito più di me.
Poi ci sono foto di viaggi in posti nordici: Svezia, Norvegia, Danimarca; ha messo anche su muscoli, si è fatto un tatuaggio sul bicipite e ha il viso un po’ piu pieno.
Posso dedurre la sua vita solo in modo superficiale, ma una cosa mi sembra certa.
Abbiamo molte più cose in comune ora di quante ne avevamo quando era costretto, oltre la sua volontà, a interpretare un Jim Morrison posticcio.

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